sabato 26 luglio 2014

Quando i figli vanno al campo... #nessunanuovabuonanuova


Ringraziando Dio, la settimana più lunga dell’anno sta volgendo al termine. Tra poco più di 12 ore riavrò intorno i miei ragazzi partiti, stando al mio cuore, una vita fa.

Zaino in spalla, domenica scorsa, ci siamo presentati all’appuntamento con mezz’ora di anticipo, e poi sono partiti con mezz’ora di ritardo. 
Risalendo in macchina, ho trovato un portapranzo che deve essere scivolato fuori dallo zainetto. Stringendo quei panini tra le mani non ho saputo trattenere le lacrime. In realtà credo che non aspettassi altro!

Per fortuna è stata una settimana piena di impegni, appuntamenti, incombenze da sbrigare e progetti da sviluppare perché, altrimenti, mica lo so come sarei sopravvissuta. 
D’altra parte io sono quella del mantra #nessunanuovabuonanuova mica del #evvivasisonolevatidaipiedi.

Dietro un figlio, o meglio mio figlio, lasciato libero di andare per la sua strada, ci sarei io-mamma che vorrei corrergli dietro per poterlo proteggere e sorreggere in ogni momento di reale o presunta difficoltà. Dietro mio figlio, lasciato libero di andare per la sua strada, fortunatamente ci sono io-figlia che non finirò mai di ringraziare mia madre per avermi da sempre reso una persona indipendente, e per avermi insegnato a vivere la libertà. 
E solo adesso mi rendo conto di quanti rosari debba aver sgranato mamma durante la mia adolescenza.

Resta il fatto che avrei tanto voluto essere lì quando Tommaso ha presentato la nuova canzone per la preghiera del pranzo, o quando Francesco ha raccontato la vita di non so quanti Papi.

Avrei voluto essere lì e partecipare anche io al gioco dei mimi inventato da Tommaso, e avrei voluto essere accanto a Francesco nella sua battaglia contro il rifiuto del cibo (quello sano che ovviamente non gli piace!).

Avrei voluto essere lì per vedere la loro espressione nello scoprire di aver lasciato a casa la polo della divisa e il k-way (nonostante mi fossi tanto raccomandata di spuntare un’altra volta l’elenco del materiale). Sì perché quest’anno gli zaini li hanno preparati interamente da soli, mentre il mio unico contributo è stato quello di lavare, stirare e impacchettare i vestiti. Anche questo fa parte del cammino di crescita scout: occuparsi delle proprie necessità senza delegare ad altri, tanto per avere un capro espiatorio nel caso qualcosa non giri per il verso giusto. E io sono stata ben felice di lasciarli liberi anche di dimenticarsi qualche cosa!

Domani torneranno a casa, con due zaini da svuotare e un campo intero da raccontare. Ma adesso mi piace immaginarli nella loro ultima notte a Cardito, che per qualcuno sarà proprio l’ultima notte nel Branco.


Buona caccia e buona strada, figli miei

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