domenica 30 gennaio 2011

La sfida verde (17 di 365)



All’inizio di quest’anno, La Repubblica ha pubblicato un articolo su una famiglia inglese, gli Strauss, che ha concluso il 2010 vincendo una bella sfida: racchiudere tutti i rifiuti di un intero anno in un solo sacchetto.

Proprio così. I rifiuti di un anno chiusi in un sacchetto.

Non è stata tanto la notizia in sé a destare il mio interesse, quanto il fatto che finalmente notizie di questo genere trovino spazio sui quotidiani (vabbè, io ho letto la versione on line, ma sempre quotidiano è).

Finalmente si parla di ecologia, di biologico, di ecocompatibilità, di ecosostenibilità.

E voglio partire proprio da qui.

Premetto che ancora non sono riuscita a “fare mia” la raccolta differenziata, perché non ci credo; perché non abbiamo ancora gli strumenti per farla “come si deve”; perché se ho un bustone di “platica pura” questo non passa per le fessurette dei cassonetti blu. Perché finché vedrò gettare la carta, negli appositi cassonetti, raccolta in buste di plastica, non potremo ancora parlare di raccolta differenziata.

E allora ho deciso di affrontare il problema a monte. Per cominciare ho dichiarato guerra agli imballaggi. Dove posso e quando posso, acquisto prodotti alla spina. Sono in continuo aumento i negozi che offrono il servizio di vendita sfusa di beni alimentari (e non solo) non deperibili. Inoltre, da anni prediligo i contenitori in vetro che, oltre ad essere molto più igienici, possono essere splendidamente riutilizzati e, qualora si rischiasse di venirne sommersi, si possono “veramente” differenziare!

I detersivi per la pulizia di casa, per le stoviglie e i panni, li acquisto in taniche da 5 lt, direttamente dal produttore. E’ vero. Così facendo favorisco il trasporto su gomma. Ma le taniche a noi durano mesi, e in più evito di attraversare la città per recarmi presso i rivenditori, contribuendo all’intasamento delle strade romane e all’inquinamento in città. Nonché posso impiegare il tempo il maniera più intelligente e costruttiva.

La spesa alimentare l’ho in gran parte risolta, ricevendo settimanalmente la cassetta di Zolle. La frutta e la verdura sono garbatamente sistemate all’interno della cassetta senza l’aggiunta di buste in plastica. Solo la carne, essendo conservata con il sottovuoto, presenta l’imballo in plastica. E’ possibile restituire le cassette in occasione della consegna settimanale ma, dal momento che sono realizzate in ottimo cartone molto resistente, trovo sempre il sistema di “recuperarle”.

Obiettivo 2011-2012 è riuscire a piazzare, da qualche parte, un bidone per il compostaggio per il nostro mini orto di montagna.

Strada facendo mi sono imbattuta (e l’ho fatta mia) nella chiavetta USB ECO DRIVE della Maxell, realizzata con involucro biodegradabile e confezionata con carta riciclata, un vero prodotto ECO-Friendly, no? Per non parlare dell’ultimo arrivato in casa nostra: il materasso in soia-memory (ma questo argomento merita un articolo a parte).

Le amiche mi prendono scherzosamente in giro (scherzosamente, vero??), dicendo che “le trovo tutte io”. Io penso, invece, che se si inizia a percorrere una strada come questa, si diventa più sensibili a “certe tematiche” e ci si accorge più naturalmente delle possibili alternative.

Ho imparato a non essere estremista ed intransigente. Però mi piace condividere con gli altri le mie “scoperte” e i miei esperimenti, anche se spesso questo implica occhiate e commenti di biasimo.

In conclusione, ne abbiamo di strada da fare ancora per arrivare ad un solo sacchetto di rifiuti all’anno e, probabilmente non riusciremo neanche mai nell’impresa (non fosse altro perché gli Strauss sono 3 e praticamente tutti adulti, mentre noi siamo 5 ancora in zona “infanzia”) ma sicuramente, possiamo fare molto per migliorare il nostro modo di vivere, di consumare e di generare rifiuti.

Per un’amica (16 di 365)


Qualche settimana fa, in occasione del compleanno di un’amica molto speciale, conosciuta sul forum di mammafelice, ho coinvolto le altre ragazze e Patrizia, in particolare, per farle un regalo che parlasse di noi. 
Tra l’altro, ringrazio Patrizia per avermi fatto utilizzare la sua foto.

A parte il fatto che a me, ogni volta che apro il blog di Patrizia, mi cade la mascella e resto per una buona ventina di minuti così, a bocca aperta e con lo sguardo molto, molto intelligente a pensare “quanto sarebbe bello se anche io fossi capace…”.

Bene, siccome non solo non sono capace, ma sono anche ben conscia dei miei limiti, ho chiesto a lei se avesse voglia di realizzare una delle sue cornici softy per la “nostra” Bianca (l’ispirazione me l’hanno fatta venire queste bellissime targhe fuoriporta!).  
Non serve che io dica con quale e quanto entusiasmo abbia accettato di farlo!

Le altre ragazze, poi, sono state deliziose a “metterci il viso”, inviandomi una loro foto che io ho riunito in un unico collage: ormai sono la regina di picnic!

E’ stato bello “lavorare insieme” per realizzare questa sorpresa! E lo devo dire che ho rischiato, almeno una volta al giorno per 15 giorni, di tradirmi con la diretta interessata?
Per fortuna che lei non si è accorta mai dei miei improvvisi silenzi o repentini cambi di discorso… 

Oppure se ne è accorta ma ha fatto, signorilmente, finta di nulla! 

giovedì 27 gennaio 2011

La festa 2 (15 di 365)


C’è mancato poco che l’influenza ci facesse saltare i programmi per i festeggiamenti di Tommy che, domenica scorsa, ha compiuto 9 anni.

Invece in una settimana abbiamo organizzato tutto.

Prenotata una delle sale della nostra parrocchia; contattata l’animazione, la stessa che di recente avevamo visto all’opera ad una festa.

Il tema per gli addobbi mi ha messo in serie difficoltà. Voglio dire, a 9 anni inizi a non essere né carne né pesce. Non sei piccolo, quindi NO a Winnie The Pooh, Topolino, Cars, Toys etc etc; non sei grande. Quindi NO a 18 anni, Laurea, Matrimonio.

Ed è stata la mia amica Alessia, gironzolando dentro al negozio in cui, suo malgrado l’avevo trascinata, a trovare le fontane (quelle che vanno sulla torta e che sprigionano una fiamma ossidrica che levati!) della Roma.

Dalle fontane al riempire il carrello di piatti, bicchieri, tovaglioli etc etc giallorossi, è stato un attimo.

Però sarebbe stato carino trovare un pacchetto di piatti col disegno dello stemma della Roma, ed è per questo che siamo andate anche al Punto Party di Talenti… e potevo fermarmi a due piattini e 3 tovagliolini? Complici le fantastiche signore del negozio, ho scelto un bel festone di palloncini giallorossi con la scritta TOMMY e dei fiori, fatti con i palloncini, da disseminare sul tavolo del buffet e un bel pallone, gonfiato ad elio, a forma di un bel 9 tutto colorato.
Naturalmente anche le candeline erano in tema: 9 piccoli palloni giallorossi...

Ho passato il sabato e la domenica mattina a impastare e lievitare che manco gli amici del mulino!!
Ho ripetuto l’esperimento dei mini panini con le mini fettine panate. Ma, rispetto alla festa di Francesco, stavolta ho cambiato l’impasto del pane “sandwich” e l’ho fatto così, inserendo nella macchina del pane:
560 gr farina 00
320 gr latte
12 gr burro
12 gr zucchero
12 gr sale
25 gr lievito di birra
e selezionando il programma “sandwich”.

Ovviamente ho preparato anche il Danubio che mi piace tanto ma, non so perché, lo faccio solo per le feste.

Per i panini con gli affettati, con il bimby ho preparato l’impasto dei panbioches, che sono stati meticolosamente incisi e farciti da Francesco, Tommaso e Michela.

Per i più grandi ho preparato tre rotoli rustici

Radicchio e gorgonzola. Ho fatto appassire il radicchio, tagliato a listarelle, in una padella con poco olio e, a fine cottura, ho aggiunto del gorgonzola dolce tagliato a tocchetti. Una volta raffreddato ho spalmato il ripieno su disco di pastasfoglia fresca, e ho infornato a 200° per una ventina di minuti.
Zucchine speck e brie. Ho tagliato le zucchine a julienne, utilizzando la grattugia a fori larghi, e le ho saltate in una padella appena unta d’olio, in cui precedentemente avevo fatto appassire qualche rotellina di porro. Le ho messe a raffreddare in un piatto largo e le ho cosparse con dello speck tritato fine. Ho spalmato questo ripieno su un disco di pastasfoglia fresca e ho aggiunto una fetta di brie tagliata a dadini e ho infornato a 200° per una ventina di minuti
Mozzarella e prosciutto cotto. Ho tritato la mozzarella e il prosciutto cotto nel bimby (5 sec vel 6/7) e li ho sparsi su un disco di pastasfoglia fresca. Ho aggiunto de parmigiano grattugiato, qualche pezzettino di caciotta di pecora, e un uovo sbattuto per legare. Ho infornato a 200° per una ventina di minuti

All’ultimo minuto, siccome mi sembrava mancasse qualcosa, ho preparato un plumcake al prosciutto e formaggio, la cui ricetta era stata postata dalla mia amica Michela sul forum mammafelice.
Come dolce sono riuscita a preparare solo un salame di cioccolato.

A tutto ciò non potevo non aggiungere i tramezzini sfiziosissimi della pasticceria Marinari. Come di Marinari è anche la torta.

Anche questa volta, sono molto orgogliosa e soddisfatta dei risultati, e anche questa volta è arrivato il plauso dei miei figli “mamma devi assolutamente aprire un ristorante!” E quando dicono così, vuol dire che sono stata proprio brava!

Una menzione particolare se la merita Sabrina, l’animatrice ingaggiata per intrattenere le 20 piccole pesti. 
Considerato che, nonostante fosse appena uscita da un’influenza fulminante, sia riuscita a tenere impegnati con giochi e danze (danze?!?!?) una ventina di maschietti e una sola bambina per più di 3 ore, direi che Sabrina sia da promuovere a pieni voti.

Durante la festa la mia macchinetta è stata vittima di un incidente di percorso, se questo articolo è corredato di foto lo devo solo alla mia amica Tiziana.

Dal SAP alla sala taglio (14 di 365)


A chiunque avesse azzardato a dirmelo, avrei risposto “ma te sei matto proprio!!”.

Io che un anno fa lavoravo dietro ad una scrivania, con gli occhi incollati sul pc a smanettare sul sistema integrato aziendale;
Io che mi emozionavo quando riuscivo a “far girare” una formula su excel. Bè veramente sta cosa è così ancora oggi!
Io che ho sempre avuto non poche difficoltà con i lavoretti manuali.

Ebbene io, proprio io, mi sono ritrovata a tagliare metri e metri di tessuto. Ed è stata una vera, grande soddisfazione.

Com’è che si dice? Necessità fa virtù? E virtù è stata, visto e considerato che il laboratorio, che altre volte ci aveva supportato nel taglio, questa volta non ci ha potuto dare la disponibilità immediata. Per fortuna ci hanno tagliato i rotoloni in pezze più “maneggevoli”.

E così, dotata di piano di taglio e armata di rotella, mi sono lanciata in questa nuova avventura: tagliare i “nostri” tessuti.

A fare le strisce dritte son bravi tutti…
Seeeee!!! Magari fosse così facile… però dai! basta prenderci un po’ la mano e il gioco è fatto.

Ma non avevo mica solo pezze dritte da tagliare. E siccome la necessità (sempre lei!) aguzza l’ingegno, dalla falegnameria sotto casa mi sono fatta realizzare la sagoma in compensato per tagliare i pezzi per cui avrei dovuto utilizzare il cartamodello e gli spilli e… e quando mi passava più?

Bè, almeno adesso so che, in caso di necessità, sono capace di tenere in mano la rotella e ottenere da un tessuto delle pezze “utilizzabili”.

domenica 23 gennaio 2011

Nove anni di amore (13 di 365)


Nove anni fa hai fatto di me una mamma e da allora hai costellato la mia vita di “prime volte”, ma insieme abbiamo superato ogni prova importante con naturalezza e disinvoltura.

Mi hai insegnato che la vita non è bianco o nero, ma tu non ne hai ancora scoperto tutti i colori.

Mi hai insegnato ad accettare l’imprevisto come sfumatura di un programma perfettamente pianificato, ma guai a non rispettare con te la parola data.

Ogni volta che parlo con te, mi sorprendo di fronte a quante cose sai, e mi pare impossibile di avertene insegnate tante anche io.

Col tuo sguardo profondo e penetrante,coi tuoi silenzi più eloquenti di grandi discorsi, mi prendi per mano e mi guidi nel mio percorso di mamma; e se commetto degli errori, aspetti paziente che torni a camminare al tuo fianco.

Leggo nei tuoi occhi l’emozione di star diventando grande, tutte quelle volte che ti lascio fare qualche piccola commissione “da solo”.

Se penso che “solo ieri” ti tenevo tra le braccia e mi stavi quasi solo nel palmo della mano, mentre adesso se ti sdrai occupi tutto il divano.

Ma tu sei e resterai sempre il mio piccolo grande uomo.

Auguri Tesoro mio, con tutto l’amore della
mamma

giovedì 20 gennaio 2011

Ricordi (12 di 365)


Ieri mattina, dopo un incontro di lavoro, dal momento che ero in zona sono andata a trovare le mie ex colleghe e, già che c’ero, mi sono fermata a pranzo con loro.


Detta così, sembra che sia stata una decisione improvvisa, casuale ed estemporanea? Invece era tutto programmato e pianificato già da qualche giorno.


Ogni volta che imbocco quella traversa sull’Aurelia, e il grande edificio mi appare in tutta la sua imponenza, ancora mi sale una lieve emozione e mi sento una piccola stretta al cuore.

Non lo nego, avverto anche una punta di soddisfazione e una sorta di “rivalsa” ma, anche se nello spazio di un attimo, fa capolino la nostalgia
Non tanto per il lavoro che, tutto sommato non rivorrei indietro, quanto nostalgia delle persone; nostalgia del “fare gruppo” contro i mulini a vento; nostalgia delle chiacchiere e delle risate, anche se a volte amare.

Non potrei in nessun modo pensare di tornare indietro. Amo troppo questa nuova vita che mi è stato concesso di vivere. Neanche per un attimo mi ha sfiorato il sentimento del pentimento.

Però si, di loro spesso sento la mancanza e sarà forse questo il motivo per cui, di tanto in tanto, ogni scusa è per andare “lassù”, anche se in mensa non trovo né filetti in crosta né flan di cavolfiore.

mercoledì 19 gennaio 2011

Sono rimasta folgorata (11 di 365)



Stamattina ero in giro per sbrigare delle commissioni e, approdata al centro commerciale insieme a mia suocera per acquistare il regalo per Tommaso, li vedo lì tutti e 5 in bella mostra.

Allineati uno appresso all’altro, c’erano 5 letti con sopra altrettanti materassi. "E a questi chi gliel’ha detto che dovremmo cambiare il materasso?".

Non ho fatto in tempo a finire questo pensiero, che già ero a tu per tu con la signorina. Lei mi parlava e io continuavo a chiedermi “ma dove l’ho già vista? Perché mi pare un viso conosciuto?”. 

Tra un materasso e l’altro le ho chiesto se, per caso, anni fa avesse lavorato in un negozio di materassi Pirelli del mio ex quartiere. Dice di no.

Abbandonata l’idea di ritrovare nel cassetto della memoria il come-dove-quando io abbia incontrato la signorina, mi sono concentrata seriamente sui materassi. Lattice, Memory, Memory, Lattice. Alti, bassi, medi.

E poi ho visto lui. O meglio, me l’ha distrattamente presentato lei.

Prima mi ha proposto di testare un materasso in memory, descrivendone tutte le caratteristiche e le qualità, e poi ha fatto scivolare l’informazione “ad esempio quello là è in soia ed è biologico”.

Cioè, cioè, cioè? Io potrei un giorno dormire su un materasso biologico in soia?

E’ un materasso che alla “tecnologia” memory, unisce la soia, un materiale vegetale, ecologico, derivato da materie prime naturali e rinnovabili.

Devo saperne assolutamente di più e quindi ho prenotato l’appuntamento gratuito con il consulente, che verrà a casa nostra, ci illustrerà tutti i materassi prodotti dall’azienda etc etc. ci consiglierà quello più adatto a noi e ci racconterà le mirabilie del materasso in soia.

Mentre dettavo l’indirizzo alla simpatica signorina, che mi sembrava di conoscere, sorridendo mi ha informata di abitare nella mia zona e di aver lavorato per più di 15 anni nel laboratorio medico in cui io, negli ultimi 6 anni, ho effettuato analisi di ogni tipo (poche in realtà perché, ancora, sono sana come un pesce).

Dicevo io che mi sembrava di conoscerla!

lunedì 17 gennaio 2011

Un tranquillo week end… (10 di 365)


… di relax e di semi influenza.

In pratica mi sono resa conto che il week end è passato e io non ho portato a termine nessuno dei lavoretti che avevo deciso di fare con i miei figli. L’ho detto io che sono un disastro con i buoni propositi.

Ma non sono mica saltati i piani, sono solo rimandati a data da destinarsi. Si, perché per l’immediato futuro (leggasi prossimo week end), c’è la festa di compleanno di Tommy da organizzare e, tra l’influenza e la sua indecisione a -7 giorni dall’evento ancora dobbiamo capire che dobbiamo fare.
In più la prossima sarà una settimana intensa dal punto di vista lavorativo. E devo assolutamente trovare mezz’ora per fare la spesa… on line.

Si! La spesa io la faccio on line. Perché sono capace di farla solo alla Coop e, possibilmente, solo alla Coop vicino casa, perché è piccola, non è dispersiva e ormai sia i banchisti che le cassiere conoscono le mie pittoresche creature.

Pur avendo questo paradiso alimentare ad un passo da casa, perché la spesa la faccio on line? Innanzitutto perché il sopraindicato paradiso condivide la location (e l’annesso parcheggio) con la sede INPS e il Commissariato di zona e, ovviamente, una tavola calda.

Un altro motivo è che mi posso stilare tutte le liste del mondo, le più sintetiche e le più organizzate, ma io davanti agli scaffali mi imbambolo, perdo tempo, salto le corsie e mi tocca tornare indietro cento volte.

Tra l’altro, ora che ho risolto la spesa di frutta, verdura, uova e carne è veramente comodissimo acquistare tutto il resto (leggi le scorte pesanti, tra cui l’acqua) seduta sul divano e avere una persona che, senza particolare fatica (visto che è dotato di bravetta) mi scodella le mie buste direttamente in cucina.

Infine, devo dire che al supermercato, quando sono proprio brava, riesco a cavarmela in un’ora. Un’ora al supermercato? Per come la vedo io è follia pura.
Io un’ora la posso passare in un negozio di scarpe o in cartoleria, non al supermercato!

venerdì 14 gennaio 2011

La mia Piccola Donna cresce (9 di 365)


Ce l’ho qui davanti a me. E più lo guardo più mi si stringe il cuore per un’emozione che non è facile spiegare. 
Però c’è poco o niente da fare, lo devo compilare e consegnare martedì mattina… Ah bè, ma allora c’ho ancora un sacco di tempo!

No, lo compilo e me lo metto in borsa, così non rischio di perderlo o di dimenticarmene.

Chissà perché questa volta mi fa un così strano effetto. Eppure è la terza volta che lo presento, questo pezzo di carta, ormai dovrei saperlo “come vanno queste cose”.
Il fatto è che secondo me sotto sotto lo so che questa sarà l’ultima volta.

E come le altre volte, già ho l’ansia al pensiero che l’operazione possa non andare a buon fine. 

Ma io non sono quella che vede sempre il bicchiere mezzo pieno? 
E allora per adesso voglio solo vivere l’emozione che mi provoca il pensiero che a Settembre la mia cucciolina varcherà la soglia della scuola materna
E per adesso voglio sperare che non avremo problemi di “punteggio” e che, quindi, potrà frequentare la stessa scuola dei suoi fratelli, la Casa del Bambini Montessori del 115° Circolo.

Quindi compilo subito la domanda di iscrizione e do libero sfogo ai miei sogni e alle mie fantasie… e al punteggio ci penserò a giugno.

Già me li immagino tutti e tre, con le loro manine intrecciate, correre per il cortile ed oltrepassare insieme la vetrata della scuola. 

giovedì 13 gennaio 2011

Riflessa in uno specchio (8 di 365)


Fin dai tempi dell’infanzia, mi è stato sempre detto che io fossi la fotocopia fotocopiata di mio padre. Ma negli ultimi tempi, guardandomi allo specchio, vedo riflessa l’immagine di mia madre. Nei tratti somatici, nelle espressioni del viso, nei movimenti e nei gesti.

La cosa buffa però è che io 38 anni non me li sento (forse perché ancora non li ho?) però, non so come dire… per me, mia mamma a 38 anni era… era… “grande” e “seria”. Donna con la testa sulle spalle e di grande responsabilità alla quale, però, non ho mai riconosciuto una vita autonoma, “senza di me”. 
Non mi sono mai chiesta cosa facesse quando non fosse con me. 
Fondamentalmente era impossibile che facesse qualcosa quando non fosse con me.

E come spesso succede, di questa cosa ho iniziato a rendermene conto quando mi sono trovata “al suo posto”, nello specifico pochi giorni fa.

Avevo appena accompagnato i bambini a scuola, uno dei rarissimi giorni in cui non l’ha fatto mio marito e, tornando a casa, mi è venuto in mente che i miei figli avrebbero potuto chiedersi cosa facesse la mamma durante il giorno. Il pensiero immediatamente successivo è stato “Ma… cosa faceva mamma mia quando io ero a scuola?”.

Possibile che non gliel’abbia mai chiesto? O, possibile che stesse solo in casa a lavorare? Mia mamma era una libera professionista che lavorava in casa, una pioniera insomma! E a me sembra come se avessi seguito le sue orme anche in questo.

L’ho sempre avuta al mio fianco, lei c’è sempre stata. Ha sempre saputo accettare le mie stravaganze. Mi ha educata al dialogo e con il dialogo. Ma io non me la so immaginare in giro per negozi o a pranzo con qualche sua amica, mentre io me ne stavo chiusa nel mio grembiulino bianco ad imparare le poesie. Per contro, sono sicura che se ai suoi tempi internet fosse stato sviluppato come ora, sarebbe stata una blogger fenomenale.

Quando mi sono affacciata alle soglie dell’età adulta (adulta?) ha saputo smettere i panni della mamma-guida per vestire quelli della mamma-compagna. E a me, forse perché ero più grande e forse perché anche io iniziavo a gettare le basi della mia vita, non sembrò affatto strano che lei vivesse “a prescindere” da me… anche se, a pensarci bene, lei ha sempre vissuto per me.

Ricordo quando lavoravo all’Eur e dovevo prendere la metro la mattina presto. Lei, che avrebbe potuto tranquillamente rimanere in tuta a casa a lavorare, si vestiva ed usciva con me. Prendeva la metro con me. Arrivava all’Eur con me. Scendeva alla fermata con me. Mi salutava con un bacino e tornava indietro, a casa a lavorare.

Ai tempi della maternità, non iniziava la sua giornata senza prima avermi telefonato per sapere cosa avessi da fare, se potessi avere bisogno di lei. Dopo questa telefonata, organizzava la sua giornata lavorativa e non.

Questa mia nuova vita mi ha avvicinato ancora di più alla mia mamma… se ora mi guardo bene allo specchio, il mio contorno si avvicina ancora di più alla sua immagine che vi vedo riflessa.

martedì 11 gennaio 2011

Un giorno scopri che tuo figlio è un artista (7 di 365)


Sarà che io e l’arte figurativa non siamo mai andate particolarmente a braccetto.
Sarà che i figli son pezzi di cuore e quindi, agli occhi di mamma, qualsiasi scarabocchio l’è un capolavoro.
Sarà che…
Sarà quel che sarà, ma io resto sempre a bocca aperta di fronte alle creazioni di Francesco.

Lui è sempre stato un bambino “portato” per il disegno e la manualità, e la cosa che mi entusiasma enormemente è che stia dando libero sfogo al suo talento senza che alcuno di noi gli abbia insegnato nulla, io men che mai, ché una matita in mano la so tenere giusto per scrivere la lista della spesa.

Disegna, ricopia, crea. E io passerei le ore a guardarlo. A cercare di capire come gli vengano certe idee e, soprattutto, il modo per realizzarle.

Un pomeriggio è tornato da scuola dicendo che un suo compagno aveva un bellissimo libro di dinosauri che “si muovevano tutti”. E il giorno dopo aveva disegnato il suo dinosauro semimovente, praticando un’incisione trasversale, là dove avrebbe dovuto disegnare la bocca e l’occhio del dinosauro, dalla quale ha fatto passare una linguetta di carta rinforzata sulla quale aveva incollato la parte mancante della testa. Tirando la linguetta su e giù simulava l’apertura della bocca del dinosauro.

Ultimamente, invece, avevo portato a casa un barattolo di chiodini e cerniere di plastica, acquistato da Imaginarium. E’ un simpatico kit per assemblare e costruire oggetti con materiali di recupero
Nella confezione c’è anche il seghetto/punteruolo per tagliare il cartone e praticare il foro della dimensione adatta ai chiodini.

L’altra sera se ne stava tranquillo in camera sua, a fare i compiti pensavo io. Invece, l’inconfondibile rumore del seghetto di plastica mi ha rivelato che fosse in modalità creativa “on”. E deve aver contagiato anche il fratello perché, dopo una mezz’oretta sono usciti fuori entrambi sventolando orgogliosi il loro mini robot.

Ho proprio deciso che quest’anno mi farò insegnare da loro a fare i lavoretti creativi. 

lunedì 10 gennaio 2011

Una riflessione…


Scusatemi, ma devo dirmi un paio di cose.

E’ vero che ti sei ufficialmente impegnata a scrivere un articolo ogni giorno, ma non devi assolutamente sacrificare la qualità di quanto scrivi a favore della quantità.

Io ti conosco, se ti assumi un impegno lo devi rispettare costi quel che costi. Ma stavolta non è così.

Se hai aperto questo blog, è stato perché ritenevi di avere delle cose da dire, e ti piaceva poter essere “ascoltata”. Se in poco più di due mesi le tue pagine sono state lette 2.958 volte è perché, evidentemente, c’è stato qualcuno che ha trovato interessante ciò che scrivevi, e cui faceva piacere starti ad “ascoltare”, e desidero che continui ad essere così.

Per cui, forse capiterà che un giorno non scriverai niente e un altro giorno, magari, pubblicherai due articoli (ho detto magari…). 
Se per scrivere un articolo non hai finito di documentarti, o ti sei dilungata troppo e vuoi fare una limatina qua e là, ti prenderai il tempo necessario per farlo e per offrirci un buon articolo, non una pagina scritta in fretta e furia per mantenere il contatore indietro solo di 3 giorni (visto che hai accolto la sfida con 3 giorni di ritardo).



Penso che tornerò spesso a leggere queste poche righe per ricordarmi perché esiste esperire esperando.

domenica 9 gennaio 2011

Uh come è difficile la ripresa…(6 di 365)

Quello che mi è piaciuto di più in questi giorni di festa è stato dormire e non sentire la sveglia, e quello che mi mancherà più di ogni altra cosa sarà ritrovarci e fare colazione tutti e 5 con molta, molta calma.

Ciò che fin d’ora so che sarà un’impresa complicatissima, sarà riportare Briciola a dei ritmi umanamente “normali”. Perché lei, essendo figlia mia, vivrebbe di notte per ronfare di giorno. Ed è ciò che ha fatto durante le ultime due settimane.

Ma è stato bellissimo anche questo…

Il guaio è che, mentre scrivo queste poche righe, lei è qui vicino a me intenta a fare uno show semimuto, e solo io so quanto sarà difficile svegliarla domani mattina. Però come faccio a mandarla via ora che mi sta riempiendo la faccia (e gli occhiali) di baci?

Ai miei due piccoli grandi ometti auguro un sereno rientro a scuola, anche se stasera Francesco ha dichiarato solennemente di non volerci tornare. Però poi l’ho visto serio serio, impegnato a sistemarsi lo zaino.

sabato 8 gennaio 2011

Desideri (5 di 365)


Ma com’è che quest’anno proprio non mi riesce di fissare i buoni propositi?
Forse perché per la prima volta da quando sono grande, mi sembra di avere veramente tutto l’anno (e quindi tutta la mia vita) da vivere giorno per giorno, senza lo scudo (o l’alibi) di una vita incasellata e preordinata. E scrivere i buoni propositi potrebbe limitare la mia fervida fantasia.

Per questo ho deciso di elencare i miei desideri, e non i miei obiettivi.

  • Vorrei una scorta di pazienza che possa durare per tutto il 2011;
  • Vorrei avere la forza di reinventarmi (e reinventarci) ogni giorno;
  • Vorrei riuscire a ridere di più, soprattutto di fronte agli n-mila imprevisti che, in una vita a 5 (di cui 3 minori), ho scoperto essere all’ordine del giorno;
  • Vorrei concretizzare tutto ciò ho in mente. Progetti da realizzare, idee cui dare forma, feste di compleanno indimenticabili da organizzare…
  • Vorrei riprendere in mano la macchina da cucire e il feltro, e qualsiasi altra cosa possa essere utile per passare del tempo “creativo” da sola o con i miei figli.
  • Vorrei imparare a liberarmi delle cose. O perché riesco a dare un valore affettivo a qualsiasi cosa, o perché “un giorno potrebbero tornare utili” io conservo tutto, e quando dico tutto intendo proprio tutto.
  • Vorrei fare almeno un viaggio. Visto che sono i miei desideri, il viaggio lo vorrei fare sui Fiordi Norvegesi a bordo di un postale.

L’ho trovato! Ho trovato l’unico prosito che mi voglio fissare: realizzare tutti i miei desideri, Fiordi compresi.

venerdì 7 gennaio 2011

… tutte le feste si porta via… (4 di 365)


Non ho ancora scritto i buoni propositi per il 2011, ormai già iniziato a pieno (quasi) ritmo.
Però mi andrebbe proprio di fare un bilancio, decisamente positivo, di queste feste ormai (quasi) finite.

Abbiamo trascorso i giorni tra la Vigilia di Natale e Capodanno sui cucuzzoli e, a parte la connessione veramente avvilente, e l’aver passato 24 ore su 24 con l’aspirapolvere in funzione, ce la siamo letteralmente spassata.

Babbo Natale si è veramente sbizzarrito stavolta… non gli sarà sembrato vero, per la prima volta, poter portare dei giochi “da grandi”. Giochi in scatola: tre giochi di Creativamente (Furto d'Autore, E' tutta un'altra Storia, Parolandia dei Piccoli. Insomma, tutti quelli di cui ho promesso da tempo di scrivere un articolo ad hoc) e un super quiz; libri: i classici (Il Richiamo della Foresta, Robinson Crusoe) e “pop up” sui cavalieri, sui dinosauri e sul sistema solare; giochi di esperimenti e scienze: l’Ecosistema, il sistema solare, il piccolo chimico; giochi di squadra: o meglio 4 squadre di subbuteo. E per finire un lettore per CD adatto ai bambini e una nave dei pirati. Ovviamente, non potevano mancare un bambolotto e il suo passeggino, il carrello della spesa, Teletubbies a gogo, un libro gioco in legno e un bellissimo gioco di origine tedesca, che Creativamente ha tradotto ed adattato per il mercato italiano.

La notte di Capodanno abbiamo visto un meraviglioso spettacolo di fuochi d’artificio tra i monti, e ci siamo abbondantemente rifatti di quello perso l’anno scorso, causa pioggia ininterrotta per ben 15 giorni.

giorni a Roma sono stati belli e rilassanti, anche se non ho fatto praticamente nessuna delle cose che mi ero prefissata. Ma ci siamo riposati. Siamo stati tra noi e con gli amici. Abbiamo completato la cameretta di Briciola, ed è arrivata la Befana, che è stata accolta e festeggiata con grande gioia ed entusiasmo. Anche se, ad onor del vero, stavolta abbiamo rischiato di far rimanere tutti i bimbi con la bocca asciutta, visto che non ne volevano sapere di addormentarsi e hanno costretto quella povera vecchierella a fare le ore piccole… Ma nonostante gli acciacchi e il sonno, ha portato dolci, caramelle e giochi per tutti! E pure la plastificatrice a freddo (questa me la devo proprio studiare) per la mamma/io.
Per la gioia dei bambini, di carbone ne ha portato pochino... D'altra parte non poteva mica svuotare tutto il camino del cucuzzolo!

E stasera, che restano ancora solo due giorni “di vacanza”, lo devo proprio dire che mi sono goduta in pieno queste feste con i miei bimbi, tanto che mi spiace proprio che lunedì ricominci il tran tran quotidiano.

Vorrà dire che mi consolerò con i saldi appena inziati…

giovedì 6 gennaio 2011

Dalla saletta alla cameretta (3 di 365)



Il 1° agosto 2007, quando scoprimmo che presto sarebbe venuto un altro bimbo a colorare le nostre giornate, dopo aver gioito, dopo aver riso, dopo aver pianto, dopo essere entrata in un totale stato di grazia, ho realizzato che prima o poi avrei dovuto cedergli la “mia” sala da pranzo.

Solo due anni fa dormivi in culla, tra le angoliere e le poltroncine di onna Chittana. Eri piccina, la culla era il tuo mondo. Poco ti importava se alle pareti ci fosse Winnie The Pooh o un quadro d’autore.

Poi è stata la volta del lettino che, con il suo legno sbiancato e il trenino degli orsetti non stonava affatto tra i mobili in noce.
Ma per quanto fosse una sistemazione provvisoria affatto disdicevole, man mano che diventavi sempre un po’ più grande, non ne volevi proprio sapere di giocare lì, men che mai mettertici a dormire.

Così, poco più di due mesi fa ho capitolato. Abbiamo portato in cantina le angoliere, il tavolo-consolle e i quadri “noiosi”, per far posto a disegni molto più allegri e rassicuranti. Per l’occasione, dalla cantina sono saltati miracolosamente fuori due quadretti dipinti da mia mamma. C’è stato un periodo in cui le piaceva molto trasferire su stoffa i disegni termo ricalcabili e poi, anziché ricamarli, li colorava con i colori per stoffa. Questi due li fece proprio per la cameretta di T&F

E anche il lettino con le sbarre se ne è andato in pensione, per far posto a quello “da grandi”, della Flexa (marca danese). Bello, largo, comodo e soprattutto semielevato. Soluzione ideale per chi, come noi, deve arredare una stanza piccolina e ha bisogno di recuperare tutto lo spazio possibile come “superficie di gioco”.
Armadio , tavolino, sedia, lampada e scaletta contenitore di legno sono rigorosamente made by IKEA.

Ci tengo a precisare che il 99% delle idee sulla disposizione e la sistemazione della cameretta la devo a due amiche veramente super, Elisa e Polepole

Il D-day era stato fissato per il 5 gennaio, così il pomeriggio del 4 lo abbiamo passato da IKEA a prendere le ultime 2 o 3 cosucce… Il piumino, i copri piumini, la lucciola per la notte e la lampada da tavolo rosa… bellissima(*)! Ha dei forellini e una speciale grata in materiale plastico non meglio identificato che previene ogni surriscaldamento.

L’unica nota dolente è stata la scampanellata della squadra di montatori con 25 minuti di anticipo. E anticipare di 25 minuti quando l’appuntamento era stato fissato per le 8 di mattina, non è una bella cosa

Che gioia vederti scegliere felice il copri piumino con i “coricini” e quello con i “fòri”… Che emozione vedere per la prima volta la mia saletta con i tuoi occhi. Della mia saletta non è rimasto più nulla, ora c’è la tua cameretta ed è immensamente più bello così!



(*) E pensare che per i primi ...ntacinque anni della mia vita io ho odiato, detestato il rosa… diciamo pure che il rosa non era proprio presente nella mia scala cromatica…

mercoledì 5 gennaio 2011

Mamma, com’è nato il Pupazzo di Neve? (2 di 365)

In questi giorni di festa appena trascorsi e, ahimé quasi finiti, oltre a preparare ininterrottamente colazioni-pranzi-cene, mi sono goduta le giornate con i miei figli. 
Si certo, tranne quegli n-mila momenti in cui mi hanno fatto perdere la pazienza…

E così, una mattina, mi hanno fatto questa domanda “Mamma, ma come è nato il Pupazzo di Neve?”. 
Lo confesso, ero nel traffico, era mattina ed ero già stanca, e la prima risposta che mi è venuta in mente è stata “Ma che ne so io!” e invece la voce mi si è strozzata su quel “Ma”… Se avessi concluso la frase, avrei perso un’occasione d’oro, quella di inventare e fantasticare con i miei bambini, e loro sarebbero inevitabilmente tornati a fare la lotta in macchina.

Così ho dirottato quel “Ma” in una storia fantastica, che raccontava di un bambino, tal Johan, che viveva al polo sud e di un bambino calabrese, al secolo Gennarino. Tra i due bambini, di cui si ignorano le circostanze del primo incontro, era nata una bella amicizia epistolare. E nelle sue lettere, Johan raccontava di come stesse provando a costruire un grande castello di neve. Nel leggere questa notizia, Gennarino scoppiò in una fragorosa risata e, presa carta e penna, prontamente rispose che i castelli si facevano con la sabbia, come faceva lui sul lungo mare, non con la neve!

Fu così che Johan, prese tutta la neve che aveva utilizzato per costruire il suo castello e l’ammucchiò in un canto del suo giardino, formando una palla abbastanza grande e tonda. Poi ammonticchiò la neve restante, formando una palla più piccola… quella strana figura che aveva, involontariamente creato, aveva un ché di familiare.
Sembrava un bambino, ma bambino non era; sembrava un uomo, ma uomo non era. Ecco cos’era: un Pupazzo di Neve.

Nelle loro lettere i bambini continuarono a scambiarsi idee su come rendere Pupazzo più bello e simpatico. Ed ecco che un giorno arrivò dalla Calabria un pacchetto con una carota e 4 bottoni “erano del vecchio cappotto del nonno” scrisse Gennarino, “speriamo che non si accorga che sono stato io a staccarli”.

E così ogni inverno Johan e Gennarino realizzano il loro Pupazzo Epistolare, e noi abbiamo passato i nostri 40 minuti in macchina senza innervosirci a causa del traffico natalizio.

martedì 4 gennaio 2011

Un post al giorno (1 di 365)

Mi trovavo ancora tra i cucuzzoli, quando il 1 gennaio lessi il post di Silbi su questo sfidante obiettivo: impegnarsi a scrivere un post al giorno per tutto il 2011.


In effetti questo obiettivo me l’ero già fissato al tempo della creazione del blog. 
Una delle prime domande che mi sono posta è stata proprio “sarò in grado di scrivere costantemente sul blog?” e, tutto sommato, mi sembra di aver iniziato abbastanza bene, no? Più o meno…

Il motivo per cui ho deciso lo stesso di raccogliere questa sfida, è proprio per rendere ufficiale il mio impegno, e spero proprio che vorrete incoraggiarmi con i vostri commenti.

Ovviamente anche voi potete partecipare. Leggete qui.
  • Basta che scriviate sul vostro blog un post simile a questo, in cui comunicate la vostra intenzione a partecipare
  • Iscrivetevi a Dailypost
  • Ricordatevi di taggare gli articoli con postaday2011 (e siii! c’è anche la versione “semplificata” postaweek2011)

Pronti partenza via!
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