All’inizio di quest’anno, La Repubblica ha pubblicato un articolo su una famiglia inglese, gli Strauss, che ha concluso il 2010 vincendo una bella sfida: racchiudere tutti i rifiuti di un intero anno in un solo sacchetto.
Proprio così. I rifiuti di un anno chiusi in un sacchetto.
Non è stata tanto la notizia in sé a destare il mio interesse, quanto il fatto che finalmente notizie di questo genere trovino spazio sui quotidiani (vabbè, io ho letto la versione on line, ma sempre quotidiano è).
Finalmente si parla di ecologia, di biologico, di ecocompatibilità, di ecosostenibilità.
E voglio partire proprio da qui.
Premetto che ancora non sono riuscita a “fare mia” la raccolta differenziata, perché non ci credo; perché non abbiamo ancora gli strumenti per farla “come si deve”; perché se ho un bustone di “platica pura” questo non passa per le fessurette dei cassonetti blu. Perché finché vedrò gettare la carta, negli appositi cassonetti, raccolta in buste di plastica, non potremo ancora parlare di raccolta differenziata.
E allora ho deciso di affrontare il problema a monte. Per cominciare ho dichiarato guerra agli imballaggi. Dove posso e quando posso, acquisto prodotti alla spina. Sono in continuo aumento i negozi che offrono il servizio di vendita sfusa di beni alimentari (e non solo) non deperibili. Inoltre, da anni prediligo i contenitori in vetro che, oltre ad essere molto più igienici, possono essere splendidamente riutilizzati e, qualora si rischiasse di venirne sommersi, si possono “veramente” differenziare!
I detersivi per la pulizia di casa, per le stoviglie e i panni, li acquisto in taniche da 5 lt, direttamente dal produttore. E’ vero. Così facendo favorisco il trasporto su gomma. Ma le taniche a noi durano mesi, e in più evito di attraversare la città per recarmi presso i rivenditori, contribuendo all’intasamento delle strade romane e all’inquinamento in città. Nonché posso impiegare il tempo il maniera più intelligente e costruttiva.
La spesa alimentare l’ho in gran parte risolta, ricevendo settimanalmente la cassetta di Zolle. La frutta e la verdura sono garbatamente sistemate all’interno della cassetta senza l’aggiunta di buste in plastica. Solo la carne, essendo conservata con il sottovuoto, presenta l’imballo in plastica. E’ possibile restituire le cassette in occasione della consegna settimanale ma, dal momento che sono realizzate in ottimo cartone molto resistente, trovo sempre il sistema di “recuperarle”.
Obiettivo 2011-2012 è riuscire a piazzare, da qualche parte, un bidone per il compostaggio per il nostro mini orto di montagna.
Strada facendo mi sono imbattuta (e l’ho fatta mia) nella chiavetta USB ECO DRIVE della Maxell, realizzata con involucro biodegradabile e confezionata con carta riciclata, un vero prodotto ECO-Friendly, no? Per non parlare dell’ultimo arrivato in casa nostra: il materasso in soia-memory (ma questo argomento merita un articolo a parte).
Le amiche mi prendono scherzosamente in giro (scherzosamente, vero??), dicendo che “le trovo tutte io”. Io penso, invece, che se si inizia a percorrere una strada come questa, si diventa più sensibili a “certe tematiche” e ci si accorge più naturalmente delle possibili alternative.
Ho imparato a non essere estremista ed intransigente. Però mi piace condividere con gli altri le mie “scoperte” e i miei esperimenti, anche se spesso questo implica occhiate e commenti di biasimo.
In conclusione, ne abbiamo di strada da fare ancora per arrivare ad un solo sacchetto di rifiuti all’anno e, probabilmente non riusciremo neanche mai nell’impresa (non fosse altro perché gli Strauss sono 3 e praticamente tutti adulti, mentre noi siamo 5 ancora in zona “infanzia”) ma sicuramente, possiamo fare molto per migliorare il nostro modo di vivere, di consumare e di generare rifiuti.